La tradizione rurale e contadina della festività
Tale festività, coincide quindi, con certe tradizioni regionali e rurali per rappresentare con una figura femminile vecchietta la fine dell’anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità. Tale festività, comunque, si ispira a più tradizioni legate al mondo agricolo. Ad esempio, anticamente, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio (circa dodici giorni dopo il solstizio invernale), Madre Natura, stanca per tutte le fatiche dell’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Solo in questo modo sarebbe poi rinata dalle ceneri della legna secca invernale, con la luna nuova, con nuova e giovane forza. Prima di svanire, però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l’anno successivo. In molte regioni italiane infatti, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori: ad esempio accendono imponenti fuochi nei campi, o addirittura, costruendo dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio.
Il mito della Befana e la tradizione cristiana
Secondo il racconto popolare, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia. Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.
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